Big quando aveva 14/15 anni era un autentico sfigato. Perfettino, vestito da nerd, secchione, timido in maniera patologica, conformista al 100%, insomma un disastro totale.
Poi, un giorno, una sua compagna di classe al Liceo, la Paola di Podenzano, gli portò due dischi da ascoltare, due vinili lisi e consunti dal ripetuto passaggio della puntina tra i solchi: uno era The Doors, disco d’esordio dell’omonima band, e l’altro un bootleg dello stesso gruppo, registrato durante un concerto a San Francisco alla fine degli anni sessanta.
Per Big l’ascolto di quei due dischi (il bootleg era praticamente inascoltabile, ma lui non ci faceva caso) fu come una folgorazione.
In breve venne in possesso di tutta la discografia dei Doors (allora non esisteva il Mulo, si andava nei negozi di dischi contanti alla mano), nonché di tutti i libri con i testi e la vita di Jim Morrison, ricca di episodi leggendari (e anche, a onor del vero, resa leggendaria dall’aggiunta di molte situazioni inventate di sana pianta dai biografi).
La fascinazione per Jim Morrison (che lo avrebbe portato negli anni a venire anche a discutibili pratiche necrofile, tipo rubare qualche sassolino dalla tomba di Jim situata nello splendido cimitero parigino Pere Lachaise) aprì a Big tutto un mondo, che fino ad allora gli era ignoto, in particolare l’adorazione per i poeti “maledetti” francesi, Baudelaire, Verlaine, Rimbaud.
Soprattutto gli servì per liberarsi velocemente di inutili zavorre, gettare alle ortiche timidezza e seriosità (il giorno in cui prese un incredibile 2 in un compito in classe di verbi greci sorrise compiaciuto di fronte alla prof sbalordita e ai compagni di classe interdetti), insomma il nostro divenne il simpatico cazzone che tutti conosciamo.
Di quel periodo gli rimase dentro la naturale simpatia per tutti gli artisti maledetti e borderline, più o meno grandi, che mano a mano venivano alla ribalta ( Shane MacGowan, Kurt Cobain, Diego Armando Maradona, Helno dei Negresses Vertes,).
Sentiva, in fondo, di avere un debito di riconoscenza enorme verso Jim Morrison, e per una strana proprietà transitiva lo proiettava su altri personaggi votati all’autodistruzione.
Era come se dalle ceneri di Jim fosse rinata per lui l’Araba Fenice della autoconsapevolezza, ed un seppur controllato ribellismo interiore, che ogni tanto affiorava in superficie, come fosse un fiume carsico.
Oggi Big, nel vedere pubblicata la foto di quella ragazza pelle e ossa, che canta come solo Janis sapeva fare (eh sì, Janis, Jim e Jimi sono l’unica trinità che Big riconosce), in quel modo che mette i brividi addosso, per un attimo si è rivisto nei panni di un adolescente goffo, e in un attimo successivo si è ritrovato con gli occhi lucidi ed una grande, immensa, sconfinata simpatia per Amy.
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