Quello stronzo di un barcaiolo balcanico, con un sorrisetto ironico, gli aveva detto "Tu sali", tenendo pigramente la cima del gommone con la mano sinistra. Big aveva guardato giù dal molo, aveva rapidamente calcolato che il salto era di circa un metro e mezzo, aveva notato il dondolio continuo del gommone, e dopo aver mentalmente smadonnato alle sue fottute vertigini, si era lasciato cadere. Kobe, in braccio a Big, tentava in ogni modo di liberarsi, impaurito dai movimenti della barca. La cosa davvero imbarazzante, però, era stato il comportamento di Tommy, che aveva effettuato il salto senza paura. Vabbè, mollato il boule, Big aveva aiutato Liz a scendere, prendendola al volo come fosse un fuscello, riguadagnando almeno qualche punto nella considerazione di Goran, che aveva finalmente smesso di sogghignare.
La traversata, breve a dire il vero, era stata comunque divertente, con i continui salti tra le onde e gli spruzzi d'acqua. Dopo pochi minuti erano giunti alla spiaggia di Vrženica, davvero fantastica. Erano le 11 del mattino e non c'era nessuno! Goran li fece sbarcare e se ne andò, "io torna prendere alle quattro".
E ora eccoli lì, in quel piccolo angolo di paradiso, con la borsa con i teli e le pinne e la borsa termica con panini, acqua ed una buona provvista di Karlovačko (il fabbisogno medio giornaliero di Big si attestava attorno ai due litri).
Il tempo di sistemare il tutto all'ombra del boschetto retrostante, e via in acqua: verde, turchese, blu profondo, a seconda di come i raggi del sole impattavano sulla superficie calma, in un caleidoscopio di colori. Tomas era felice come solo un bambino può esserlo, Liz rilassata, perfino Kobe cercava di nuotare, senza troppo successo a dire il vero. Big pensò che, in fondo, era un uomo fortunato. Si tolse il costume e lo lanciò sulla spiaggia deserta.
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