martedì 29 gennaio 2008

TLC, ovvero la vista lunga del presidente


Nel suo discorso sullo stato dell'unione (per fortuna l'ultimo) Bush, tra gli altri argomenti, ne ha proposto uno che ai nostri commentatori politici è apparso di scarsa importanza e quindi da non menzionare: ha chiesto espressamente al Congresso di approvare il Trattato di Libero Commercio con la Colombia, spiegandone i benefici non solo economici, ma soprattutto geopolitici. Ha detto Bush: "Se falliremo nell'approvazione di questo accordo, faremo felici i promotori del falso populismo nel nostro emisfero. Dobbiamo mostrare ai nostri vicini che la democrazia porta a una vita migliore" (fonte Listìn Diario, trad. by Big).
In effetti, le decine di migliaia di contadini messicani gettati sul lastrico dal primo accordo di libero commercio stipulato nella regione (NAFTA, tra USA, Canada e Mexico, primo gennaio 1994), e costretti ad abbandonare le loro terre (per dare un'idea che sintetizzi il disastro che è avvenuto, oggi il Messico importa fagioli dagli USA!) e, in molti casi, ad entrare come illegali negli Stati Uniti per andare ad ingrossare le fila della manodopera a basso costo e a zero diritti, hanno avuto in dono proprio una vita migliore. Le decine di migliaia di donne messicane impiegate dalle migliaia di fabbriche di proprietà dei grossi gruppi multinazionali e dislocate sul confine, costrette a lavorare senza tutele sindacali o sanitarie, con salari da fame, sottoposte ad abusi e violenze di ogni tipo, si rallegrano ogni giorno per la mirabile sintesi di democrazia e qualità della vita raggiunta.
Ora gli Usa, che già hanno stretto TLC con vari Paesi centroamericani, strozzando ancor di più le fragilissime reti economiche dell'area, sono all'attacco del subcontinente sudamericano: il TLC con il Perù del redivivo bancarottiere Alan Garcìa è già stato siglato, mentre molte resistenze in seno al Congresso hanno fino ad ora impedito di siglare quello con la Colombia del "democraticissimo" Alvaro Uribe. La Colombia ha circa 45 mil. di abitanti, ed è strategica nella regione, una regione nella quale Brasile, Venezuela, Bolivia, Uruguay, Argentina, Cile hanno alzato la testa, e cercano tra mille difficoltà e in modi diversi di acquisire una dignità nazionale e di perseguire una maggiore giustizia sociale: dal modello bolivariano-socialista-populista di Chavez (oggi considerato il nuovo nemico, il paria da eliminare), all'orgoglio Indigeno di Evo Morales, alla socialdemocrazia (scusatemi se continuo ad usare categorie del secolo scorso, è che sono un po' nostalgico) o meglio, al liberismo corretto applicato in Brasile e Argentina.
Ed allora ecco che, dopo anni trascorsi ad inseguire il fantasma di Bin Laden, la bomba degli ayatollah, la congiura terroristica mondiale, gli Usa provano a rimettere il naso in quello che da sempre considerano il cortile di casa. Ancora una volta si utilizza la "democrazia da esportazione" come giustificazione. Ancora una volta si cerca di calpestare i diritti dei deboli e le sovranità nazionali, a vantaggio degli oligarchi e delle multinazionali.
Il tutto nell'assordante silenzio dei media, che della Colombia ci hanno invece narrato fino allo sfinimento della telenovela della liberazione di alcuni ostaggi (lasciamo perdere l'accuratezza e la verità storica dei fatti, dei motivi, di ciò che sta dietro al dramma umano dei rapiti dalle Farc, liquidati come terroristi tout court), ma si guardano bene dall'informarci sulla svendita di un Paese intero, per altro già iniziata da un decennio con il famigerato Plan Colombia, che con la scusa di combattere il narcotraffico ha concesso agli USA di dispiegare forze militari nella regione.

Ma credete davvero che con Obama le cose andranno diversamente?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Io penso che per l'America Latina il cambio di presidenza non porterà alcun beneficio almeno nel breve termine.
Sul tema in questione le differenze democratici e repubblicani non si sono mai viste dalla baia dei porci in poi.

Anonimo ha detto...

foto leggendaria, rimarrà nella storia

Anonimo ha detto...

c'è da dire (parlando seramente) per rispondere al Bado, che Democratici e Repubblicani da un punto di vista di ideale politico si equivalgono e, in genere, il distinguo che si fa è che i Repubblicani sono molto + intransigenti sulla politica estera e un po' mollaccioni in quella interna (stile "sceriffo" del mondo) mentre i Democratici hanno una politica + pressante internamente e tendono a fottersene un po' di più a livello internzionale (baia dei porci a parte, ma quello è un caso straordinario...)

Gbattm ha detto...

Secondo me Obama almeno toglierebbe i tappi...